All’estremo oriente della penisola meridionale si estende la Marca dei Draghi di Ferro, un territorio aspro e montuoso che vive al ritmo delle sue miniere e delle sue fucine. Qui la pietra domina l’orizzonte: catene montuose dalle vette nere di fuliggine, altipiani rocciosi percorsi da gallerie e canyon che scendono nel cuore della terra. È un dominio duro, dove la natura stessa sembra forgiare caratteri inflessibili come l’acciaio che vi si produce.
La capitale, Khazad-Mor, non è una città di superficie, ma una roccaforte sotterranea, scolpita nelle viscere della montagna. Sale immense sorrette da pilastri ciclopici, gallerie percorse da carrelli a vapore e fiumi sotterranei che alimentano mulini e fucine fanno di Khazad-Mor una meraviglia d’ingegneria e resilienza. Da qui si diramano reti di tunnel che collegano le altre città del marchesato: Durakhelm, centro commerciale di superficie e ponte verso gli altri ducati, e Rathgor, avamposto militare che vigila sul confine ostile con la Zanna Bruciata.
La popolazione è composta in gran parte da nani, da mezzorchi temprati dal lavoro e, in misura minore, da umani attratti dalle opportunità minerarie. La loro società è rigidamente gerarchica: i clan nani e le famiglie mezzorche occupano posizioni precise, e ogni cittadino conosce il proprio posto, sia esso nella fucina, nell’esercito o nella miniera. I valori cardine sono la disciplina, il dovere e il lavoro instancabile. Qui non si apprezza la parola fine a sé stessa, ma il suono del martello sulla forgia, il ruggito di una macchina a vapore, la solidità di una spada temprata.
Sul piano economico, il Marchesato è la fucina dell’Impero: armi, armature e macchinari a vapore prodotti dai von Stahl sono richiesti in tutto il continente. Si dice che nessuna lama temprata nelle loro fornaci possa spezzarsi e che le loro corazze abbiano respinto più magie di quante se ne possano contare. Non a caso, l’Impero affida ai von Stahl gran parte della produzione militare, e le loro fucine sono sempre in funzione.
A capo del marchesato vi è il Marchese Borin von Stahl, un nano veterano di guerra, noto per il suo carattere burbero e diretto, ma rispettato per la sua giustizia e integrità. Borin governa come comanda un generale: ogni decisione è valutata con pragmatismo e ogni alleanza pesata come il ferro sulla bilancia.
Il marchesato non è solo un centro di produzione: è anche un baluardo militare. Le montagne orientali fungono da scudo naturale, ma anche da confine fragile contro i deserti della Zanna Bruciata e le terre selvagge che si estendono oltre il Mare Perduto. Per questo i von Stahl mantengono compagnie militari d’élite e una rete di avamposti che proteggono il territorio e l’Impero stesso.
Eppure, dietro l’orgoglio della disciplina e delle fucine, il marchesato porta il peso di una certa chiusura: diffida della magia arcana, considerata instabile e pericolosa, preferendo la certezza del metallo al potere volatile degli incantatori. Questa diffidenza, unita al loro carattere austero, li rende poco inclini a compromessi politici, ma rafforza la loro reputazione come i più inflessibili difensori della stabilità imperiale.
La Marca dei Draghi di Ferro è, in sintesi, un regno che vive sotto il segno del ferro e del fuoco, un luogo dove ogni colpo di martello risuona come un giuramento di lealtà all’Impero, e dove la forza della montagna stessa è stata piegata alla volontà di un popolo instancabile.